My Name Is Loh Kiwan (2024)

Emotional story

I wasn't going to watch this movie. It looked depressing, there seemed like there was going to be a lot of violence in it, and those aren't the types of shows I like. Well, I'm going to have to modify my first impressions, for sure.

The story itself it heart wrenching. Have you ever known anyone that, no matter what they did or tried, they continue to live under a black cloud of misfortune? That was Kiwan and Marie both. They lived lives that we can't even fathom, the kind of lives we wouldn't wish on anyone. This was a story about going on, about not giving up, and also about the strength we get from others. There is romance, but it isn't about the romance at all. That seemed secondary to me. If this is something that matters to you, it has a good ending.

The acting was amazing. Song Joong Ki was mesmerizing, not only from the fact that he looked completely different than anything else I've seen him in, but his deep quiet voice, his economy of movements and his soulful eyes brought Kiwan to life. I really felt for him and kept wanting things to get better for him.
Choi Sung Eun as Marie. This was a character that we've seen in countless dramas, but she played the part without the extreme hardness that I've seen elsewhere. I was rooting for her almost from the beginning, wishing she could catch some kind of break. The love between Kiwan and Marie actually redeemed both of them.
Jo Han Chul as Marie's father. He's very versatile. If seen him in many things where he's the comic relief, or the bumbling fool. I saw his in something else as a psychopath. In this movie, he was a man living with his grief, trying unsuccessfully to have a relationship with his daughter.

The cinematography was interesting. It was darkly filmed, to go along with the darkness of their lives. Early on, on the few occasions that we it lighter, it was more of an artificial light, the kind that gives skin a yellowish hue and you can't tell what color things are. Counteract that with the ending, out in the sunshine (and freedom), it was very effective.

Though they were supposed to be in Belgium, shooting actually took place in Budapest, which was a treat for me after vacationing in Budapest.

My only complaint was the translation done by Netflix. I don't speak a lot of Korean, but "thank you" is not "I love you". Also, when they were attempting to speak English, by saying "I do not speak English", Netflix translated it as "I don't speak French", and then when they were speaking in Korean, the subtitles said, "Speaking in English".

Don't pass over this just because it's not your usual genre. I think you'll be pleasantly surprised.

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Un film di alto livello, per significato, trama, sceneggiatura e recitazione

Che dire, un piccolo gioiello. Aspettavo da tantol'uscita di questo film, sia per la presenza di uno dei miei attori preferiti - Song Joong ki - sia per la trama che vedeva il protagonista in fuga dalla Corea del Nord. Lo spaccato della vita di Loh Kiwan in Corea del Nord si inserisce come flashback poco dopo il suo arrivo a Bruxelles. Ciò che lo muove è esclusivamente l'istinto di sopravvivenza e la determinazione a farlo al meglio delle sue possibilità (passaggio fondamentale, perchè disposto a rinunciare ai propri valori solo quando ha esaurito tutte le alternative possibili). Loh Kiwan si lascia la Corea del Nord alle spalle, la fuga riuscita ha il sapore della salvezza, ma la realtà si dimostra subito ben diversa: l'accoglienza è solo di nome, la burocrazia contorta è insensibile quanto il trattamento riservato ai nuovi arrivati. Lo osserviamo quindi annaspare mentre la sua situazione volge sempre più in miseria, e paradossalmente il ricordo del giorno del suo compleanno, mentre gustava un piatto in compagnia della madre, benché prigioniero del proprio Paese, sembra preferibile allo stato di totale abbandono e degrado in cui versa ora che si trova in uno Stato dove per assurdo ha sede la Corte europea dei diritti dell'uomo. Un paradosso che stride e risalta in modo netto e inequivocabile. L'unico su cui può contare resta sé stesso: non la Corea del Nord, non le istituzioni belghe, e nemmeno le persone con le quali interagisce, come ad esempio la collega di lavoro alla quale si affida, ma che a sua volta si troverà nella condizione di non poterlo aiutare, suo malgrado. E' una guerra tra poveri, un meccanismo che lui disinnesca nel momento in cui si mette in gioco per Marie. Il finale è abbastanza prevedibile, ma sarebbe mancato un messaggio di speranza, se si fosse optato per altre soluzioni. Il passaggio a mio avviso più bello è quando lui lascia il Belgio, rendendosi davvero "libero" per la prima volta in vita sua. Perchè di fatto, benché la fuga dalla Corea del Nord avesse come obiettivo conseguente la possibilità di poter rimanere di diritto a Bruxelles, questo diritto si rivela al tempo stesso ancora una prigione: non può lasciare la Corea perchè contro la legge, ma sempre la legge lo tiene sotto scacco in Belgio, perchè andarsene equivale a rinunciare allo status di rifugiato. E' nel diritto ad abbandonare un posto, che sia la Corea, il Belgio o qualsiasi altro luogo, che risiede il concetto profondo di libertà sul quale ruota l'intero film. Passando alla recitazione, un'ottima prova per Song Joong Ki: è un attore di grande carisma e fascino, che ha avuto modo di dimostrare come sa brillare rivestendo ruoli con queste caratteristiche (Vincenzo, tanto per citarne uno), ma che in Loh Kiwan si mette veramente alla prova, trasandato nell'aspetto - mi sfugge il perchè dei nei disposti quasi come una costellazione sul volto - e senza quella forza fisica e agilità che ci ha abituato a vedere in altri suoi lavori. La forza del personaggio è tutta interiore, un misto di determinazione e forza di volontà che lo fanno andare avanti, sempre e comunque. Per quanto io lo preferisca quando interpreta un altro tipo di personaggi, non posso non riconoscere che in questo caso, proprio perchè lontano anni luce dai ruoli che sappiamo gli riescono alla perfezione, la sua recitazione acquisisce per assurdo un valore aggiunto. Un film da non perdere. Davvero.

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